PENSAVO FOSSE AMORE…

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Invece era una fregatura. Già, perché tra le (molte) cose fastidiose esasperate dalla presunta bella stagione c’è anche lei, la truffa romantica: una delle nuove frontiere dei paradisi artificiali digitali. Il fenomeno è tutt’altro che uno spiacevole contrattempo sulla via della felicità, ha già dato dimostrazione dei gravi danni che può provocare, colpisce prevalentemente persone fragili e sole e la sua crescita è notevole, con un incremento del 118% nel biennio 2021/2022, l’ultimo monitorato e diffuso dalla nostra Polizia Postale. Il meccanismo del “romance scam”, per i feticisti dell’anglicismo, è piuttosto elementare: i malintenzionati, molto spesso affiliati a note organizzazioni criminali asiatiche o africane (chissà per quale motivo non russe o sudamericane), attraverso la pratica del “catfish” (sic), utilizzano o creano profili falsi sui social o sulle app di incontri per agganciare persone vulnerabili, di cui hanno preventivamente studiato abitudini, preferenze, debolezze. Si comincia con un like, una richiesta di amicizia, qualche banale lusinga per guadagnare la fiducia dell’interlocutore fino a instaurare un rapporto virtuale più intenso, confidente, finalizzato a rendere la vittima dipendente dalla prospettiva di una relazione sentimentale insperata. In generale, risulta maggiormente colpito il sesso femminile – più o meno 60 a 40 – con una età media più alta nel caso delle vittime maschili: «Si tratta di uno dei raggiri più dolorosi di cui si può cader vittima in quanto, colpendo la sfera dei sentimenti, ferisce il desiderio di felicità, lasciando l’amaro in bocca per essere stati manipolati nel peggiore dei modi, creando un danno psico-fisico, oltre a quello economico. L’età delle vittime circuite dai falsi corteggiatori sui social si aggira intorno ai 50 anni e a rimanerne coinvolte spesso sono donne di estrazione sociale eterogenea. La realtà dei casi rivela infatti che la maggioranza delle vittime non è più giovanissima e che, magari dopo una relazione sentimentale finita male e con figli che vivono autonomamente, si diventa facile preda chattando davanti al computer o su uno smartphone.» (Polizia Postale – Polo Anticrimine della Polizia di Stato – www.commissariatodips.it).

E infatti i profili utilizzati per il vile imbroglio sono piuttosto stereotipati: si utilizzano fotografie di uomini molto avvenenti – rubate oppure create con IA – che si presentano come diplomatici, militari, imprenditori o altre figure di alto livello, accidentalmente single, separati o vedovi, magari impegnati in importanti missioni in ogni angolo di mondo; e nessuno che si chieda per quale motivo tali damerini, per assicurarsi una serata spassosa, debbano rivolgersi a signore non più nel fiore degli anni e della leggiadria dall’altra parte del pianeta (valendo lo stesso discorso, ovviamente, anche a generi invertiti). Ma la frittata è fatta, e a quel punto scatta la trappola, che è sempre una richiesta di soldi in varie forme (bonifici, trasferimenti, buoni), giustificata da imprevisti finanziari o di salute che ostacolerebbero il progetto sentimentale della presunta coppia. Purtroppo, molte persone cadono nel tranello anche per mesi o anni, con la perdita di somme ingenti che nella casistica italiana sono state stimate, per il biennio 2021/2022, prossime ai dieci milioni di euro. A livello globale il fenomeno sta assumendo proporzioni da manovra economica (è stupefacente quanto possano rendersi credibili questi criminali su questioni così sensibili per gli affetti e la vita privata): sia nel 2021 che nel 2022, negli USA, le truffe sentimentali hanno provocato perdite per circa 1,3 miliardi di dollari (dati forniti dalla Federal Trade Commission); gli analisti di Scamwatch, potente piattaforma governativa di consulenza, informazione e garanzia riferibile ad ACCC – Australian Competition and Consumer Commission, conducono periodicamente monitoraggi sui vettori di attacco e riferiscono che i truffatori si muovono con disinvoltura tra i social media e ambienti apparentemente insospettabili come i giochi online (Words with Friends, Scarabeo, Plenty of Fish), per differenziare le strategie e raggirare anche le persone che almeno inizialmente non cercano relazioni online; inoltre, creano abilmente una rete di account credibili a supporto della storia inventata (LinkedIn, profili bancari), muovendosi spesso in gruppo con dei complici che si fingono collaboratori di affari, professionisti, familiari per rendere la recita ancora più realistica. Quando si scopre di essere stati ingannati molte persone non denunciano, o tardano a farlo, per il dolore e la vergogna: lo storico programma “Chi l’ha visto?” ha documentato diversi casi di scomparsa/suicidio legati a truffe sentimentali, e alcuni studi hanno dimostrato che il dispiacere per l’interruzione della relazione auspicata pesava più della perdita finanziaria e che il meccanismo di difesa delle vittime è sostanzialmente la negazione, col serio rischio di ricadute.

Chissà se anche di questo vorrà occuparsi la (quasi) neonata Agenzia per la cybersicurezza nazionale, fortemente voluta da Mario Draghi e attualmente diretta dal già Prefetto di Roma, Bruno Frattasi, dal momento che si prevede un piano di raddoppio – più o meno da 300 a 600 – della pianta organica attuale. Il tema dei diritti digitali è irrinunciabile, e l’autore di questo breve intervento si ripromette di trattarne alcuni aspetti in futuro; avendo cura di evitare come la peste l’uso di una delle parole più insopportabili ereditate dal chiacchiericcio pandemico (che purtroppo campeggia sulla home page di ACN): resilienza.