UNA BRUTTA STORIA: SAMAN ABBAS

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Abbiamo visto il video che ritrae Saman Abbas e la mamma che scherzano e si abbracciano.

La donna, arrestata il 31 maggio in Pakistan, è stata condannata all’ergastolo in primo grado per aver ucciso Saman la giovane pakistana oppostasi a un matrimonio combinato. Ma chi era Saman Abbas? Perché è successo tutto questo?
Saman aveva il volto e i modi di una ragazza di 18 anni, si truccava, aveva il piercing, si faceva i selfie, si comportava come tutte le ragazze della sua età, non credeva che la sua vita e la sua famiglia la considerassero “sbagliata” e soprattutto non credeva che innamorarsi potesse essere considerato un reato.

Ma il vero reato lo ha compiuto chi l’ha uccisa, chi l’ha privata della sua libertà di decidere, di scegliere e di amare. La storia di Saman, ma nello stesso tempo la storia di tante altre ragazze, donne, anziane, Armita, Raja, Prija, Sheeren, pakistane, indiane, marocchine, tutte vittime innocenti che avevano un unico grande desiderio: andare verso ciò che desideravano.
Oggi la popolazione europea è costituita anche da cittadini nati fuori dall’UE, da giovani che hanno almeno un genitore nato all’estero, da ragazzi e ragazze nati in Italia da genitori islamici. In questo contesto, profondamente mutato rispetto al passato e di cui è anacronistico non tenere conto, è necessario che sia compiuto uno sforzo da parte degli attori di questo processo: da un lato, la società, che accoglie e deve essere tollerante e inclusiva, dall’altro, lo straniero, che deve compiere un responsabile sforzo di integrazione e adattamento nel Paese che lo ospita e che prevede diritti ma anche doveri. Promuovere l’inclusione e offrire opportunità ai giovani a rischio attraverso l’istruzione, la cultura e lo sport può contribuire ulteriormente alla prevenzione della radicalizzazione e alla coesione all’interno dell’UE.

In particolare, si tratta di offrire ai giovani, nelle scuole e fuori, spazi di aggregazioni socio-educativa condivisibili, al fine di eliminare la segregazione e l’isolamento con una conseguente “autoghettizzazione” che fomenta odio e intolleranza, fornire un costante aiuto nello studio e nell’approfondimento della lingua, delle leggi e della cultura del Paese ospitante, mediante la formazione il costante aggiornamento di insegnati e tutor preparati a gestire classi multiculturali e multietniche, sfruttando appieno i fondi e i progetti dell’UE.
Le Linee guida del Piano Europeo di azione per l’integrazione e l’inclusione per 2021-2027 è proiettato a promuovere, in accordo con le politiche di tutti i paesi membri, uno stile di vita europeo, basato sulla condivisione di valori, come il rispetto dei diritti umani fondamentali, la tolleranza, l’inclusione e la ricchezza delle diversità.
Oltre alle istruzioni, un ruolo cruciale gioca il primo importante filtro nella prevenzione della radicalizzazione, che è costituito dalle madri, come risulta da un’importante studio (Can Mothers Challenge Extremisms) condotto in alcuni paesi fortemente a rischio come Israele, Palestina, Pakistan e Nigeria, che evidenzia come le donne istruite, emancipate ed economicamente indipendenti siano in grado di far sentire la propria presenza all’interno della comunità come dei veri e propri “guardiani” e quindi di influenzare comportamenti e orientamenti a rischio.
La morte di Saman così ingiusta ha scosso tutti noi, sicuramente poteva essere evitata.