PICCOLA STORIA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

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Dalle Origini a ChatGPT

Questo articolo esplora l’affascinante storia dell’intelligenza artificiale (AI), dalle sue prime descrizioni nell’antica Grecia fino all’avvento di modelli linguistici avanzati come ChatGPT. Scopriremo le tappe chiave di questo viaggio, i successi e i fallimenti, per comprendere meglio l’incredibile evoluzione di questa tecnologia e i suoi possibili sviluppi futuri.

L’idea di creare esseri artificiali a immagine dell’uomo affonda le sue radici nell’antica Grecia. Il poeta Esiodo raccontava la storia di Talos, una creatura bronzea costruita dal dio Efesto per proteggere l’isola di Creta. Secondo il mito, Talos era un gigante di bronzo dotato di straordinaria forza, programmato per far rotolare enormi massi contro le navi nemiche che si avvicinavano all’isola. Quando gli Argonauti tentarono di sbarcare a Creta, Talos li affrontò lanciando pietre, finché non venne reso pazzo dalla maga Medea. Questo mito rappresenta uno dei primi riferimenti a qualcosa di simile all’intelligenza artificiale. Da allora, l’idea di creare esseri artificiali dotati di intelligenza e volontà propria ha affascinato l’umanità e nel corso dei secoli, scienziati, filosofi e scrittori hanno immaginato e teorizzato su creature artificiali che potessero pensare, apprendere e agire come gli esseri umani. 

Raimondo Lullo, un filosofo e teologo catalano del XIII secolo, è considerato uno dei precursori dell’intelligenza artificiale grazie alle sue idee sulla logica combinatoria. Pietro Ramo, un filosofo e matematico francese del XVI secolo, sviluppò un sistema di classificazione logica che anticipava alcuni concetti chiave dell’intelligenza artificiale, come l’organizzazione gerarchica delle conoscenze. Invenzioni come la pascalina di Blaise Pascal, le intuizioni di Gottfried Leibniz e la macchina analitica di Charles Babbage hanno rappresentato importanti passi verso la realizzazione di sistemi artificiali intelligenti.

Nel secolo scorso, uno dei primi dispositivi considerati un prototipo di intelligenza artificiale è stato il Perceptron, sviluppato nel 1958 da Frank Rosenblatt, uno psicologo statunitense. Si trattava del primo modello rete neurale, progettato per eseguire compiti e sviluppare idee originali.

Il termine “intelligenza artificiale” è stato coniato da John McCarthy durante una conferenza al Dartmouth College nel 1956 e da quel momento l’AI è stata riconosciuta come un campo di ricerca a sé stante. Tuttavia, i progressi attesi negli anni successivi furono rallentati da limiti hardware e scarsi finanziamenti, tanto che ci si riferisce a questo periodo come all’inverno della AI. Lo sviluppo di supercomputer e l’aumento della potenza di calcolo diedero nuovo slancio alla ricerca sull’intelligenza artificiale. In questo periodo, anni ’80 del secolo scorso, fu inoltre introdotta la back-propagation, un algoritmo fondamentale per lo sviluppo delle reti neurali.

Negli anni ’90 il sistema di intelligenza artificiale Deep Blue sconfisse l’allora campione del mondo di scacchi Garry Kasparov. Questo evento segnò un punto di svolta nella percezione dell’intelligenza artificiale da parte del pubblico, dimostrando le potenzialità della tecnologia. In seguito, nel 2011, IBM con Watson, un sistema di intelligenza artificiale molto sofisticato, riuscì a vincere il noto programma televisivo Jeopardy!, dimostrando ulteriormente i progressi raggiunti nella ricerca sull’IA.

I Large Language Model come GPT-3, diffusissimi nel mondo di oggi, hanno dimostrato straordinarie capacità di comprendere e generare testo in linguaggio naturale. Questi modelli di intelligenza artificiale sono in grado di cogliere il significato e il contesto del linguaggio umano, ciò permette loro di interagire in modo fluido e naturale, aprendo nuove frontiere per l’applicazione dell’IA in diversi campi, dalla scrittura creativa alla risoluzione di problemi complessi. L’esempio più emblematico di questa evoluzione è ChatGPT, un sistema di conversazione basato su un’architettura di Large Language Model. ChatGPT ha stupito tutti con le sue abilità di rispondere a domande, fornire consigli e risolvere problemi in modo sorprendentemente naturale e intelligente.

Tuttavia, l’evoluzione inarrestabile dell’intelligenza artificiale suscita anche timori e preoccupazioni sul futuro. C’è il timore che l’IA possa un giorno superare l’intelligenza umana, raggiungendo quella che viene definita la “singolarità tecnologica“. Secondo il futurista Ray Kurzweil, la singolarità tecnologica rappresenta il momento in cui l’intelligenza artificiale supererà l’intelligenza umana, dando origine a cambiamenti imprevedibili e profondi per l’umanità. Questa prospettiva solleva interrogativi etici e pratici sulla gestione di una tecnologia così potente e dalle implicazioni sociali, economiche e persino esistenziali difficili da prevedere. È essenziale che lo sviluppo dell’IA proceda in modo responsabile e con una profonda riflessione sulle sue conseguenze a lungo termine.

Il futuro dell’intelligenza artificiale richiederà un attento bilanciamento tra progressi tecnologici e responsabilità etica. È fondamentale che la ricerca in questo campo proceda in modo responsabile e consapevole, coinvolgendo esperti per affrontare le sfide etiche e i rischi potenziali. Solo così potremo sfruttare appieno il potenziale dell’IA, mantenendone lo sviluppo in linea con i nostri valori umani.