PSICOLOGIA DELLA TESTIMONIANZA

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La psicologia della testimonianza è una disciplina che interseca psicologia, neuroscienze e giurisprudenza.

Si occupa di analizzare gli aspetti legati alle condizioni in cui un testimone è in grado di riportare il contenuto dell’avvenimento a cui ha assistito.

Si occupa inoltre di verificare se, il testimone stesso, abbia condizioni  psicopatologiche e neurologiche che potrebbero ostacolare la testimonianza. Altri elementi presi in considerazione riguardano  i processi attentivi, visivi e percettivi, in maniera tale da avere tutti gli elementi per comprendere se queste componenti possano aver influenzato, e in che misura, la memoria nella testimonianza .

È inoltre fondamentale esaminare quali possano essere le condizioni che possono favorire o influire negativamente sulla memoria di un ricordo, rendendolo falso o distorto. 
I nostri ricordi vengono influenzati dagli schemi cognitivi che si sono formati sulla scorta di esperienze personali, familiari e sociali.

Gli individui tendono a colmare ciò che non ricordano con informazioni provenienti dalle conoscenze generali del mondo in maniera coerente e inconsapevole.

La falsa memoria è un fenomeno, molte volte spontaneo che in un contesto adatto e con suggerimenti appropriati e plausibili, induce, senza troppa fatica, a credere che realmente si sia verificato quell’evento, a essere convinti di aver visto compiutamente e a descrivere nei minimi dettagli le circostanze dell’accadimento.

Si consideri inoltre l’influenza delle emozioni nella distorsione dei ricordi. Esistono infatti delle scorciatoie cognitive che fanno sì che i ricordi a maggiore salienza emozionale e vissuti in situazioni più significative, compaiano prima alla memoria in quanto catalogati dalla nostra mente come più forti e importanti. Un esempio sono le “flashlub memories” o ricordi fotografici, ricordi vividi, dettagliati e persistenti delle circostanze di un evento significativo e a forte carica emotiva.

Esse sono però spesso inaccurate, e lo si può dedurre dal fatto che se viene rievocato il ricordo di una situazione appena accaduta, avrà una determinata accuratezza e la salienza sarà di un certo tipo; se invece verrà rievocato lo stesso ricordo qualche mese dopo l’accadimento, il livello di accuratezza sarà più basso ed è possibile che alcuni elementi si modifichino.
Un altro importante elemento da tenere in considerazione nel campo della psicologia della testimonianza è quello relativo all’informazione fuorviante o “misinformation effect”. Si tratta di un fenomeno complesso, per il quale un ricordo viene modificato a causa di una informazione verbale che il soggetto riceve in un secondo momento oppure a causa delle domande che gli vengono poste. Il processo di recupero di un ricordo può subire alterazioni e modifiche a causa delle informazioni che vengono fornite, arrivando a causare l’emergere di un “falso ricordo” creato dalla somma di conoscenze che fanno già parte del bagaglio di sapere della persona e dalla convinzione che il fatto sia realmente accaduto.

Si tratta dunque di una rievocazione distorta di un evento, che può o può non essere avvenuto. Il meccanismo coinvolge la memoria di lavoro, luogo dove vengono immagazzinate informazioni che subiscono correzioni false nel caso dei falsi ricordi.

Queste memorie falsate dovrebbero essere disattivate o comunque il soggetto dovrebbe ricordarle come non vere, ma a volte ciò non accade con la conseguenza che esse vengono rievocate come reali. Per tali ragione deve essere analizzata l’informazione fornita successivamente all’accadimento, la “post-event information”, così come grande attenzione deve essere posta all’informazione contenuta nelle domande che vengono fatte al testimone durante un interrogatorio o un colloquio, l’“investigative interview”.

Il contenuto delle domande, infatti, può alterare il contenuto del ricordo attuale, che a sua volta può apportare modifiche anche a quelli successivi in quanto, sulla base di ciò che è stato spiegato in precedenza, la verità si mescola con il contenuto delle domande e delle informazioni successive. 
Le modifiche nel ricordo di un avvenimento realmente accaduto sono un fenomeno comune nella vita quotidiana. Nella memoria non esistono tracce complete di un evento specifico, ma soltanto elementi astratti organizzati in categorie gerarchiche.

Il processo di recupero della memoria autobiografica parte dall’attivazione di un tema di vita che, successivamente, si estende agli eventi generici e, infine, alle rappresentazioni frammentarie e specifiche dei singoli episodi.

Di conseguenza il ricordo è una “ricostruzione” basata su questi frammenti. Essendo influenzato da questo processo di ricostruzione, il ricordo finale non è mai una copia identica dell’evento originale, ma risulta in parte simile e in parte diverso.

Questo spiega perché il ricordo non sia mai completamente accurato e come sia possibile la creazione di ricordi totalmente falsi.

La creazione di ricordi falsi dipende dalle convinzioni delle persone sulla memoria, come la consapevolezza che i ricordi si deteriorano nel tempo o che gli eventi importanti sono ricordati meglio.

Ricordare non è solo recuperare dati frammentari, ma implica decisioni su quanto ciò che si ricorda assomigli a un vero ricordo.

Un aumento della convinzione errata che un evento sia avvenuto, aumenta la probabilità di avere un ricordo falso.